venerdì 9 settembre 2016

Manca poco alla supremazia delle "Macchine"

Si prevede che al massimo fra 13 anni ci faremo sopraffare dai computer. 

È il 2029 la deadline entro la quale i computer saranno in grado di superare in astuzia il più intelligente degli esseri umani, grazie alla loro capacità di capire il nostro linguaggio e imparare dalle nostre esperienze. Continua ad affermarlo Ray Kurzweil, direttore del reparto ingegneria presso Google, che ha fatto notare come già nel 1990 un computer fosse in grado di battere un campione di scacchi e di come l’evoluzione tecnologica stia portando a realtà computerizzate sempre più sofisticate.

“La gente ha visto già software come Siri, il sistema di riconoscimento vocale della Apple, che permette di parlare al computer e ha anche visto le macchine di Google che si guidano da sole. Insomma la mia idea non è poi così tanto fantascientifica” ha dichiarato. I miliardi investiti nelle nuove tecnologie sono già tanti e moltissimi di più sono pronti per essere utilizzati, e sicuramente porteranno – è solo una questione di tempo – ad umanoidi intelligenti perlomeno quanto l’uomo e in grado di scherzare, imparare e... perché no, flirtare (se ne parla nell'articolo di LPLNews24 "Faremo l'amore con un software").

L’ingegnere capo di Montain View, inoltre, prevede (e spessissimo le sue copiose previsioni si sono avverate) che nel 2030 non saremo più “solamente” esseri umani, ma diventeremo ibridi. Il nostro cervello biologico (da ora in poi sarà necessario specificare), da solo, non ci basterà più: ricorreremo a degli impianti nanorobotici che integreranno il nostro pensiero, collegando  la nostra mente (quel che resta) al cloud universale e virtualmente infinito di internet.

Meno entusiasta di Kurzweil e, invece, un po’ preoccupato di queste evoluzioni prospettiche è Illah Nourbakhsh, professore al The Robotics Institute della Carnegie Mellon University negli Stati Uniti, che ha fatto notare come le nuove tecnologie stiano influenzando negativamente la vita quotidiana ledendo continuamente la privacy. “È interessante notare come il nostro comportamento, di giorno in giorno, insieme a tutto ciò che condividiamo online, dalla musica che ascoltiamo a come guidiamo la macchina, venga poi appreso da qualcuno e studiato”(vedi le pubblicità che appaiono nelle pagine che visitiamo in base alla ricerche su Google che abbiamo effettuato).

Proiettandosi nel futuro il professor Nourbakhsh intravede robot onnipresenti, in grado di riconoscerci e aiutarci nella nostra vita quotidiana. “Mi domando – conclude – che cosa accadrà al nostro senso di identità, quando tutto quello che ci riguarda sarà rivelato quando si sarà a contatto con un robot?”.

Una penna importante una volta scrisse: “ai posteri l’ardua sentenza”.

Paolo Antonio Magrì
© RIPRODUZIONE RISERVATA

articolo scritto per LPLNews24



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