venerdì 13 gennaio 2017

L'ultima frontiera dei trapianti: la testa

È il progetto ambizioso di un chirurgo italiano. Millantatore o rivoluzionario? 

Sembrerebbe pronto ad essere infranto uno dei tabù per alcuni più "suggestivi", per altri più "macabri": il trapianto di testa. La scadenza è fissata per quest'anno ed è il progetto di un neurochirurgo italiano, Sergio Canavero, medico all'ospedale Molinette di Torino. In soldoni l'idea è di utilizzare la parte del corpo dal collo in giù di un donatore morto e attaccarla alla testa di una persona affetta da gravi malattie (paralizzanti o no) che abbiano aggredito tutti gli organi cervello escluso.

Quello che dal punto di vista logico dovrebbe essere più che un trapianto di cervello un trapianto di corpo ha già pronta la sua cavia, viva e volontaria: si tratta del russo Valery Spiridonov, totalmente paralizzato a causa di una malattia genetica degenerativa. Come era prevedibile Canavero, che ha trovato spalla nel collega cinese Xiaoping Ren, ha suscitato reazioni negative nell'ambiente scientifico, anche se con sfumature diverse: alcuni esperti parlano di "macabra butade" di chi si vuol fare esclusivamente pubblicità, altri azzardano un "cauto possibilismo" in futuro ribadendo, però, il loro "assolutamente no con le tecnologie attuali".

Valery Spiridodov
Il quasi fantascientifico trapianto dovrebbe impegnare due postazioni e due team di chirurghi per un totale di 36 ore, il tempo necessario per riattaccare alla testa (raffreddata fino a 15 °C per evitare l'insorgere di danni al cervello) vene, arterie, muscoli, esofago, trachea, nervi cranici e midollo spinale. Non sottovalutando per niente il problema "rigetto" (fortemente amplificato in un trapianto del genere) è "riconnettere il midollo spinale" la vera sfida, "dove casca l'asino" per i detrattori di Canavero e Ren: sarebbe impossibile riconnettere migliaia di terminazioni nervose con successo.

Canavero ribatte all'obiezione argomentando che "il segreto per superare questa impasse sta nel modo in cui il midollo viene reciso". Un taglio "chirurgico" alle fibre nervose consentirebbe una "riparazione" più facile rispetto alle lesioni causate da traumi o incidenti e il midollo andrebbe incontro a una sorta di "auto-guarigione". Qualcuno obietta, con amaro sarcasmo, che se davvero fosse possibile ricollegare il midollo mantenendone le funzionalità avremmo trovato il sistema di restituire il movimento ai tetraplegici, perché basterebbe rimuovere la parte di midollo danneggiata e ricollegare tutto il resto.

Canavero scommette e ribadisce: "Lo faremo entro il 2017". Ce la farà?


Paolo Antonio Magrì
© RIPRODUZIONE RISERVATA

www.paoloantoniomagri.com
articolo scritto per LPL News24




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